Sempre più spesso capita, incontrandosi con colleghi di altre associazioni, di scoprire che tutti perseguono un obiettivo comune. Far luce sulla figura del lighting designer dall’oscurità che l’Italia sembra avergli riservato. AIDI, APIL, LIGHT IS, ACCADEMIA DELLA LUCE, CIELO BUIO solo per citare le più note, sostengono da anni il riconoscimento di tale figura eppure, a tutt’oggi, il lighting designer riveste un ruolo ancora troppo marginale nella filiera progettuale. APIL insiste per la modifica del testo del D.M. 37/08 chiedendo l’obbligatorietà del progetto illuminotecnico; altre associazioni insistono su aspetti formativi in un paese che, pur essendo secondo in Europa per produzione di apparecchi di illuminazione, non ha ancora strutturato un reale percorso di riconoscimento della figura professionale. Ma qual è il vero limite di tutto ciò? La mancanza di una reale “massa critica” capace di incidere significativamente sul cambiamento e generare un’attenzione dei media sulla questione e l’attenzione che temi come l’energia, l’ambiente, il benessere psico-fisico e la valorizzazione dei beni culturali richiedono, attraverso un progetto sviluppato da un soggetto specificamente deputato. Sarebbe soprattutto l’ora di rinunciare a facili “Tafazzismi” dove ogni associazione si sente deputata a svolgere, da sola, il ruolo di rappresentante unico della verità, finendo inevitabilmente con il bastonarsi sui propri attributi perché nessuno, da solo, è significativamente rappresentativo di una reale massa critica capace di incidere sulle normative esistenti. Il dialogo su un obiettivo semplice come quello di chiarire che il progetto di illuminazione deve essere firmato da un soggetto RESPONSABILE è il primo passo.Nonostante tutto, sono molti i segnali che il vento comincia a cambiare. A Frosinone il primo processo in Italia per violazione alle norme sull’inquinamento luminoso si è concluso con una sentenza di condanna (fonte : www.cielobuio.org); a Como, in un confronto tra associazioni della luce, promosso da LightingNow in occasione del Contemporary Lighting Context, è emerso che “siamo tutti nella stessa barca” (M. Süss); a dicembre scorso il CELMA ha sottolineato la necessità del riconoscimento in Europa di un ruolo specifico per il lighting designer all’interno del processo di progettazione ma i tempi, per tale obiettivo, è utopico immaginare siano brevi. A Lecce, un anno fa APIL ed AIDI organizzarono congiuntamente un convegno dal fiducioso titolo “ Illuminare il futuro” e vennero gettate le basi per un significativo dialogo su obiettivi condivisi. Sarà ora di riprendere, allargando il tavolo, il dialogo?
Quanto tempo mi richiede questo lavoro? Quanto durerà il cantiere? Che tipo di disponibilità ci si aspetta e quanto sono disposta a concederne/assicurarne?
Sono queste e tante altre le domande alle quali ogni giorno occorre dare una risposta.
perchè? Semplice perchè non pesare attentamente le cose da fare, lo sforzo necessario e le energie che ci vogliono compromette i guadagni di un lavoro.
Capire velocemente cosa si aspetta un cliente (disegni, relazioni, visualizzazioni, incontri, telefonate, sopralluoghi…) e in che quantità, permette di predisporre una bozza di incarico piuttosto che un’altra.
Oggi più di ieri stabilire un format di incarico è quanto mai difficile e, soprattutto ma non solo per i privati, gli schemi tradizionali risultano obsoleti.
Il problema oggi non è tanto stabilire se gli elaborati da redigere sono 5 o 6, quanto piuttosto centrare fin da subito le reali aspettative del cliente e su quelle commisurare il proprio impegno. quante volte il lavoro dovrebbe essere veloce e “indolore” e invece si protrae oltre ogni limite senza che ci sia alcuna sorta di “paracadute” che limiti i danni?
Sempre più importante diviene oggi riuscire a siglare un accordo che descriva il più possibile le reali attività, il tempo necessario e ciò che è escluso e soprattutto definire i tempi di pagamento.
..a questo proposito un consiglio personale: alla aliquota del fine lavori consiglio di aggiungere un “e comunque non oltre il…” così se per caso i lavori non dovessero mai finire o venissero prolungati oltre ogni limite di decenza, si è sicuri di incassare il saldo prima di passare a miglior vita. Inshallah!
cinzia
LUCE VERTICALE: titolo bellissimo!
Rivelatosi quanto mai attuale e affrontato dai 6 relatori da punti di vista fra i più vari. Ovvio successo anche degli stranieri ritenuti forse più “esotici” e tanti gli spunti su cui soffermarsi a riflettere.
Un esempio per tutti? Non illuminare è meglio che illuminare male?
Cinzia
…di un nuovo blog sulla luce, ce n’era proprio bisogno?
In rete ce ne sono già tanti: per lo più si reggono sull’impegno di giovani professionisti, che li gestiscono con la stessa passione che presumibilmente mettono nella propria attività professionale.
In questo, il nostro blog è forse un po’ anomalo, proprio perché non si basa su di un impegno individuale, ma sulla volontà collettiva di dare voce alla maggiore associazione di professionisti della luce. Questo potrà forse, all’inizio, causare qualche scollatura, fino a che non si sarà trovato il ritmo e il coordinamento giusto fra tutti.
Ma senza dubbio il carattere collettivo è anche il maggior valore aggiunto di questo blog. Il progetto è ambizioso: diventare un punto di riferimento, una piazza di discussione, una fonte di informazione costantemente aggiornata.
Sì, ce n’era bisogno….
APIL
via Foro Buonaparte 65
CAP 20121, Milano
tel (+39) 02 80604 374
fax (+39) 02 80604 392
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