Cieli Bui

Cieli BuiBisogna fare tanto di cappello agli amici di Cielobuio. La loro determinazione, il loro entusiasmo e l’efficienza della loro macchina da guerra li hanno catapultati agli onori della cronaca, facendogli guadagnare l’esplicito riferimento al proprio nome, nella operazione appena inclusa nella legge di stabilità. Chapeau!

Stiamo parlando naturalmente di Cieli Bui, l’iniziativa varata dal governo nell’ambito della spending review, con l’obiettivo di far risparmiare energia (e dunque danaro) alle amministrazioni pubbliche.

Fatti i doverosi riconoscimenti, devo confessare tuttavia che la prima sensazione da cui sono stato investito, alla notizia del varo di Cieli Bui, è stata un brivido lungo la schiena.

Il comunicato stampa annunciava che, con decreto del Presidente del Consiglio, saranno stabiliti gli “standard tecnici delle fonti di illuminazione e le misure di moderazione del loro utilizzo eccetera eccetera”.

Ma come? Ancora un altro decreto? Decenni di studi e approfondimenti teorici, normative, regolamenti, leggi nazionali e regionali: tutto questo proprio non bastava a dare prescrizioni, sufficienti ad evitare sprechi e malefatte? E coloro che, per incompetenza, per leggerezza, o per dolo, hanno ignorato quelle prescrizioni, provocando i guasti che vediamo: cosa ci autorizza a credere che costoro si affanneranno ora a rispettare il nuovo decreto?

E quale sarà il lessico di questo nuovo decreto? Conterrà anche parole come progetto, progettista,  professionalità, competenza, responsabilità, innovazione, investimenti, tecnologia? Oppure si limiterà a riportare parole come spegnere e affievolimento?

Perché, se così fosse, non sarà soltanto la luce delle nostre città ad affievolirsi, ma anche la nostra speranza di risolvere realmente la cosa.

1 commento
  1. estiqaatsi
    estiqaatsi dice:

    Temo tu abbia ragione. Ma la speranza è anche legata alla possibilità che si realizzi un vero sindacato dei progettisti di illuminazione senza tanti “se” e troppi “ma”. Che ne è stato di tanti buoni propositi espressi il 5 marzo? quando si farà sentire l’APIL in tal senso? O dobbiamo cominciare a pensare che più che “affievolimento” si stia parlando di “ammosciamento”???
    estiqaatsi

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