Un comune, di dimensione medio-grande, ha di recente messo in gara la redazione del PRIC (non ne faccio il nome, ma non farete fatica a riconoscerlo…). Mi occupo di illuminazione pubblica solo marginalmente, ma avevo comunque considerato l’ipotesi di mettere in piedi un gruppo di lavoro per partecipare alla gara. Si tratta di una cittadina assai interessante dal punto di vista storico ed architettonico, che conosco abbastanza per averci già lavorato; ho anche contatti con professionisti del luogo, con una conoscenza approfondita degli aspetti urbanistici ed architettonici tipici del territorio, che avrebbero ben integrato le competenze mie e dei colleghi impiantisti (più esperti di me sulla I.P.) che avrei cercato di coinvolgere nell’avventura. Insomma, mi sembrava che l’opportunità fosse interessante e valesse la pena di essere approfondita.
La gran parte del lavoro, ovviamente, riguarda il censimento dello stato di fatto, propedeutico alla formulazione delle proposte progettuali di pianificazione. Dunque sono entrato nel merito della questione, per valutare correttamente l’impegno richiesto. Ingenuamente, ho pensato che una base di partenza dei dati (sia pure incompleta o frammentaria) dovesse pur essere disponibile: il tipo e la potenza delle lampade ad esempio, dovevano pur essere a conoscenza se non direttamente del comune, almeno di chi si occupa della manutenzione degli impianti. Poiché non ne trovavo traccia fra i documenti allegati al bando, ho chiesto chiarimenti al riguardo. Mi è stato risposto che no, non c’era nessuna base di dati, neppure frammentaria o incompleta, neppure da usare solo come base di partenza e da sottoporre a verifica; non ce l’aveva il comune e non ce l’aveva chi si occupa della manutenzione.
Francamente, faccio molta fatica a credere a questa risposta (…è mai concepibile che per la gestione di svariate migliaia di punti luce, non esista neanche uno straccio di tabella? E per sostituire le lampade come fanno: parte l’elettricista con l’Ape, con su una lampada per tipo, e quando arriva sul posto vede qual è quella giusta?). Ma lasciamo pure perdere: non è questo il punto, e fare polemica non è il mio obiettivo.
Lo scopo di questo sfogo è, piuttosto, fare una riflessione che ha a che fare con il nostro ruolo di progettisti. Dunque, alla fine il bando chiede, per la sola parte di rilievo: analisi del territorio, rilievo delle aree illuminate, censimento dei punti luce con, per ciascuno di essi, rilievo del tipo e potenza di lampada, tipologia dell’armatura e del sostegno, analisi della loro condizione, verifica della sicurezza elettrica e meccanica, verifica della rispondenza alle normative elettriche. Gran parte di queste informazioni (ed in particolare quelle per le quali avevo chiesto chiarimenti) non possono essere rilevate da terra: il rilievo va dunque effettuato attrezzandosi con un cestello elevatore. Non solo: è richiesta anche l’analisi illuminotecnica per aree omogenee, con la misura sul campo dei parametri fotometrici (i cui rilievi vanno evidentemente effettuati in ore notturne), di quelli elettrici, potenza installata, perdite elettriche, profilo di funzionamento. Ancora non basta: occorre anche valutare il flusso disperso, in base alle procedure indicate dalla regolamentazione regionale (il ché peraltro non ha alcun senso, giacché si tratta di procedure tipiche della fase di progetto, che non ha senso usare invece in una fase di verifica…).
Il valore di base per la remunerazione, soggetto a ribasso d’asta, è di circa 12 euro a punto luce. Si badi bene che la valutazione rapportata al singolo punto luce, non copre solo il lavoro di rilievo, ma anche tutto il lavoro successivo di pianificazione (analisi dei dati, progettazione, definizione delle azioni correttive e delle priorità di intervento, definizione delle situazioni particolari storico architettoniche, restituzione grafiche e così via) che dovrebbe costituire il vero valore aggiunto del progetto. Cioè: nonostante il rilievo sia solo propedeutico alla parte propositiva, in realtà la valutazione del lavoro viene quantificata solo in base al numero dei punti luce rilevati, come se il lavoro progettuale non esistesse affatto.
Poiché a me pare piuttosto evidente che non sia possibile garantire tutti i servizi richiesti per quel prezzo, neanche al prezzo base senza ribasso e neanche valutando la manodopera ai livelli minimi di decenza, mi vengono in mente solo tre ipotesi, tutte assai scoraggianti. La prima è che chi ha redatto il bando (e prima di lui chi ha redatto la legislazione, ai cui valori il bando si riferisce) non abbia la cognizione di che cosa si stia parlando. La seconda è che si dia per scontato, da una parte che non c’è alcuna possibilità che le prescrizioni vengano effettivamente rispettate, ma dall’altra che nessuno ci farà caso, e dunque si può tranquillamente scrivere una cosa, sapendo bene che poi se ne farà un’altra, perché in Italia si usa così…. La terza ipotesi (la più maligna), è che il bando sia stato scritto su misura per qualche soggetto, che magari gran parte di quei dati li ha già, e dunque parte avvantaggiato: a pensar male si fa peccato, ma….
Vorrei sollecitare il parere di voi colleghi, ed in particolare di quelli fra voi che hanno deciso di partecipare alla gara (certamente ce ne sarà più d’uno fra i nostri associati…). Vi chiedo: sono io che sto sbagliando approccio, e che non mi rendo conto (per non averlo mai fatto) che in realtà con la strumentazione e l’organizzazione giusta il lavoro si può fare per bene, anche a quelle condizioni? Oppure voi stessi sapete bene che non riuscirete a dare quel livello di servizio, e giocherete all’italiana, cercando di barcamenarvi alla meglio semmai riusciste ad aggiudicarvi il lavoro? Che senso ha che nel bando venga richiesta una comprovata competenza specifica, se questa viene poi compressa in favore di un lavoro di manovalanza bruta e massiccia?
E chiedo agli amici astrofili, che più degli altri si sono battuti per chiedere quelle regolamentazioni da cui questi bandi discendono: è davvero questo quello che desideravate? Non ritenete anche voi che ci sia una distorsione? Non vi sentite anche voi presi in giro da queste modalità di approccio? Non vi pare che il vero contenuto del Piano venga in questo modo completamente annullato?
A me, rimane il rammarico di constatare che, ancora una volta, abbiamo perso una opportunità. Ciò che poteva davvero essere uno strumento per migliorare la vita della gente (e scusate la retorica…) viene completamente vanificato, e tanta intelligenza viene totalmente sprecata.
Spero in numerosi e qualificati commenti…